Disney Infinity 3.0: Inside Out Play Set

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Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia. Non sono qui citati a caso, e hanno tutti la prima lettera maiuscola perché fanno riferimento agli splendidi personaggi di Disney Pixar portati sul grande schermo poco più di un mese fa (16 settembre), per poi essere catapultati nella realtà virtuale costruita ad-hoc grazie a Disney Infinity 3.0 e il Play Set a loro dedicato. È questo l’articolo promesso in seguito alla prima recensione dedicata al Crepuscolo della Repubblica.

Disney Infinity 3.0: Inside Out Play Set 10

Il Play Set originale propone Gioia e Rabbia con annesso mondo dedicato. Ognuno dei personaggi (anche i 3 acquistabili separatamente) gode della particolarità costituita dalla sfera del proprio colore (fisicamente parlando, posta proprio sulla statuetta collezionabile), già visto nella pellicola cinematografica; una banalità per molti ma una vera chicca per chi ha già potuto apprezzare il lungometraggio, e che quindi sa bene a cosa corrispondono quei colori e quelle sfere.

Sfere che ritroverete più volte all’interno dei vari livelli da affrontare, insieme ovviamente a tutti gli oggetti con i quali poter interagire, scintillii di recupero della vita e dell’energia per sferrare attacchi più complessi ed efficaci, e molto altro ancora.

Cosa ci ha colpito immediatamente?

I colori. Lo sapevo, vedo già la vostra faccia con quell’espressione che è un po’ come leggere su un enorme cartello “Ma va? E quindi?” ma è esattamente ciò che dovete aspettarvi. Inside Out nasce come un tripudio di colori, brillantezza, vivacità. Un concetto più astratto che mai, trattandosi di tutto quello che è fantasia e stimolazione del cervello dei più piccini (ma anche dei più grandi seppur esclusi, considerando che i protagonisti sono gli stessi del film e quindi appartenenti alla giovane protagonista umana). È uno di quei lavori che fa bene all’anima e che sa divertire anche sul piccolo schermo, con il controller in mano e un po’ di tempo da dedicare ai piccini della famiglia (la scusa è sempre valida, non serve essere piccini fuori per giocare questi titoli!).

Ogni livello e ogni singola particolarità incontrata sul terreno di gioco è fedelmente riprodotta e arricchita da concetti che spesso non esistono all’interno del film. Ciascun personaggio ha delle abilità peculiari che sono state infatti introdotte esclusivamente nel gioco, e che torneranno estremamente comode per affrontare ogni tipo di difficoltà: dalla lava che è possibile attraversare solo se ci si traveste da Rabbia (dovrete utilizzare il vero personaggio sulla piattaforma di Disney Infinity 3.0 oppure rivolgervi ad un piccolo chiosco che vi lascerà diventare trasformisti anche se per un tempo limitato, concedendovi aspetto e poteri di un personaggio diverso da quello utilizzato) alle nuvole che potranno accogliere Tristezza senza disperdersi nell’aria, costringendo altri personaggi non trasformati a una corsa contro il tempo decisamente più difficoltosa ma non per questo meno bella e divertente.

E poi c’è lei, la console dei comandi principale dove tutti i personaggi possono trasmettere il loro essere così direttamente a Riley. È da questa che alcune scene prendono vita, ma soprattutto dietro la quale potrete vedere tutti i personaggi del film all’opera per affrontare le sfide di ogni giorno. Ed è sempre da quest’area del gioco che potrete e dovrete sbloccare nuovi livelli lanciandovi in sfide contro il tempo, in una sorta di gioco più da smartphone che console all’interno del quale ogni combinazione da voi cercata scatenerà un susseguirsi di punti colore e ulteriori combo che sbloccheranno punteggi in grado di farvi andare avanti nell’avventura platform principale (sto svelandovi troppo, me ne rendo conto).

Si perché su questo non c’è dubbio. Inside Out in Disney Infinity 3.0 altro non è che un Platform della vecchia scuola all’interno del quale i protagonisti sono la vera novità di cui parlare. Vuoi la vista della telecamera alle spalle del personaggio principale, vuoi lo scorrimento orizzontale, questo ricorda molto ciò che viviamo da sempre in titoli come Rayman e simili, e non dispiace neanche un po’, favorendo la cattura di oggetti sparsi per l’intero livello (palloncini colorati in testa a tutto) così come lo split screen quando si è in due a giocare sullo stesso televisore e magari senza seguirsi costantemente (così da raccogliere il più possibile).

A voler fare i puntigliosi si potrebbe dire che non è solo Rayman il titolo dal quale è stata tratta ispirazione per la realizzazione di questo mondo giocabile. Di sicuro molti acquirenti avranno potuto notare (con un occhio un po’ clinico) scorciatoie, modi di fare e interagire tipici di altri videogiochi che in passato hanno introdotto elementi mai visti primi, un po’ come successo nelle serie di Mario o di Sonic, ma non solo. Diciamo che la somiglianza tra un paio di livelli del primo citato e di Inside Out è pressoché palese nel momento in cui si dovrà affrontare rapidamente un arcobaleno nel cielo dal quale è molto facile cadere per una minima distrazione, necessaria via per arrivare alla vittoria e alla piattaforma che porterà via i piccoli eroi trasformati in bit dal portale NFC fisico del gioco. In ogni caso si tratta di metodi già visti, collaudati e apprezzati, nulla per cui scandalizzarsi.

In conclusione

Inside Out è il Play Set che eredita l’arduo compito di divertire i più piccoli, un fardello che arriva da Set passati e già giocati in Disney Infinity 2.0, ispirati al mondo Marvel che hanno certamente incontrato il favore dei giocatori di ogni età. La cura per i collezionabili e la trasposizione videoludica dei personaggi fisici è spesso fedele a quanto già visto nella pellicola di Disney Pixar, con in più il giusto tocco di novità e particolarità che non erano previste da chi quel lungometraggio animato lo ha pensato e realizzato, è giusto così poiché si tratta di qualcosa di diverso e che deve essere reso necessariamente più appetibile da chi al posto dei popcorn preferisce brandire il proprio controller, desideroso di sentirsi protagonista e divertirsi un po’, tornando indietro con l’età (sfortunatamente non quella anagrafica, nda).

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